È iniziato ufficialmente il Convegno della Formazione Professionale al Colle Don Bosco.
“A che può servire questa stoffa?
Formazione Professionale, Pastorale ed Educazionale”
Come benvenuto a tutti i partecipanti, il video di presentazione delle giornate di formazione sul tema dedicato al Convegno:
Teaser Convegno Cnos-Fap – "A che può servire questa stoffa?"
Tutto pronto per la tre giorni che si svolgerà al Colle don Bosco da mercoledì 19 febbraio a venerdì 21 febbraio 2020 per il Convegno della Formazione Professionale, Pastorale ed Educazione dal titolo: "A che può servire questa stoffa?". L'evento sarà possibile seguirlo in diretta presso la pagina Facebook Salesiani Don Bosco Italia e sul sito www.donboscoitalia.it. Il primo momento sarà mercoledì 19 alle ore 15.30.STAY TUNED!
Publiée par Salesiani Don Bosco Italia sur Mardi 18 février 2020
Don Roberto Dal Molin, il Presidente del Centro Nazionale Opere Salesiane, ha così introdotto il Convegno con il benvenuto alle 16 delegazioni regionali CNOS-FAP d’Italia (una buona parte dei 58 Centri CFP del Paese). Ulteriore saluto di accoglienza è stato quello di don Gianni Rolandi, Direttore del Colle Don Bosco:
Benvenuti al Colle Don Bosco. Penso che questo luogo non abbia bisogno di presentazioni in quanto culla di tutto.
Siamo tutti nelle mani di Don Bosco e di Mamma Margherita.
Successivamente la parola è passata a don Luigi Enrico Peretti, Direttore Generale CNOS-FAP, il quale ha voluto spiegare ciò che sta alla base di questo incontro nazionale che si è organizzato:
Vogliamo andare oltre a quello che stiamo facendo, ossia organizzare l’anima del nostro servizio educativo. Partiremo proprio da dove quest’anima ha trovato corpo, nell’esperienza di Giovannino Bosco. Proprio qui siamo dove lui ha vissuto la sua esperienza di bambino che lo ha segnato, che ha visto il sogno dei 9 anni. Siamo veramente alle radici di quello che stiamo facendo.
Perché un incontro di questo genere all’interno di una esperienza educativa come la nostra? Perché ogni esperienza educativa è “dare anima alla vita”, è dare significato alle cose, è dare orizzonte di futuro a tutte le attività che noi facciamo […]. Penso che sia importante comprendere come nulla di quello che noi facciamo a livello educativo può esistere se non ha un’anima che lo sostiene, che lo motiva e che gli da orizzonte […]. Mi auguro che l’esperienza di questi giorni ci “commuova”, non nel senso sentimentale (anche quello), ma che ci “muova insieme” a rendere concreta l’esperienza dell’educazione che stiamo facendo a servizio di tutti i ragazzi che ci incontrano.
La Formazione Professionale appare sempre di più una necessità, prima di tutto per i nostri ragazzi che hanno bisogno di trovare un successo formativo che li porti ad un successo nei confronti della vita che devono vivere […]; in secondo luogo rappresenta una necessità di tutto il mondo del lavoro. Noi vogliamo che la Comunità in cui viviamo trovi le risposte che cerca […].
Vi invito a vivere con passione e professionalità queste giornate.
Dopo l’intervento di don Peretti, la parola è nuovamente passata a don Roberto Dal Molin per la specifica delle giornate del Convegno e del loro svolgimento.
Il pomeriggio è poi proseguito spostandosi presso la Basilica Superiore del Colle per vivere la prima area di riflessione “SPIRITUALITA’ – Il talento del sarto“, mettendo a fuoco ciò che “motiva” a fare formazione professionale in un centro di Don Bosco, andando alla sorgente, dove il Sarto (don Bosco) ha ricevuto un carisma (un talento) che ha ben impiegato e ci ha partecipato. Per questa parte, è intervenuto don Mario Fissore, Vicario parrocchiale presso la Chiesa Santi Pietro e Paolo il quale ha introdotto il sogno dei nove anni di don Bosco, l’incontro con Bartolomeo Garelli e Domenico Savio, il tutto letto dai novizi. Don Mario ha così voluto approfondire la realtà del sogno dei nove anni, evidenziando l’attualità del campo indicato a don Bosco.
Passando all’incontro con Bartolomeo Garelli, ha chiesto ai presenti: “Come mai Bartolomeo è arrivato nella chiesa in quell’8 dicembre ? Chissà perché i nostri ragazzi arrivano nei nostri Cfp? C’è un circolo provvidenziale che li porta in casa nostra e noi invece di dimostrare un volto duro, cupo della società e degli adulti, accogliamo un ragazzo così com’è”.
Bartolomeo è povero, immigrato, senza cultura, senza religione: è questa la tipologia di ragazzi sui quali Don Bosco investe.
Don Bosco ha voluto dare il pane spirituale e i mezzi per il pane del tempo, proprio con i primi laboratori professionali.
Quando incontra san Domenico Savio, Don Bosco riceve la richiesta di fare “un bell’abito per il Signore”, è questa la missione che Domenico Savio gli affida. Don Mario Fissore sottolinea come in quella richiesta ci sia un appello esplicito, e come invece, dai ragazzi dei centri professionali arrivi un appello implicito di ricerca di adulti testimoni significativi. Questo induce tutti a “Riconoscere la nostra enorme responsabilità nei confronti di questi ragazzi, soprattutto se come Bartolomeo non hanno grandi mezzi”.