Inaugurato il 1 aprile 2022, giorno del compleanno di Mamma Margherita (Margherita Occhiena, madre di San Giovanni Bosco), presto il museo a lei dedicato, sito in località Capriglio, riaprirà al pubblico alla fine dei lavori di ristrutturazione. Di seguito l’articolo pubblicato lo scorso 25 maggio su La Stampa a cura di Irene Conte.
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Riapre a Capriglio il museo di Mamma Margherita, lassù dove ci si promette amore eterno
Pronti gli spazi dedicati alla madre di San Giovanni Bosco. Molte coppie di futuri sposi fanno visita alla chiesetta dove si sposò la Occhiena
Tutte le mamme sono speciali, ma alcune hanno avuto il merito di poter scrivere una pagina della storia dell’umanità. Tra queste c’è Margherita Occhiena, madre di San Giovanni Bosco, da tutti conosciuta come Mamma Margherita.
«Margherita era una donna semplice, di buon cuore e coraggiosa – spiega don Egidio Deiana, che per anni al Colle don Bosco ne ha approfondito la storia – Si è sempre distinta per l’attenzione alle diverse sensibilità dei tre figli (il primo, Antonio, figlio del precedente matrimonio di suo marito e i suoi due Giuseppe e Giovanni) e per averli saputi sostenere nelle proprie vocazioni senza mai essere invadente, assecondandoli con la sua presenza discreta».
Mamma Margherita non è stata, però, importante solo per il mondo salesiano, ma anche per gli abitanti del piccolo paese in cui è nata nel 1788: Capriglio. Proprio lì, nel 2006, è stato allestito un museo in suo onore, da un’idea dell’allora sindaco Gian Barberis e da Elisabetta Serra, dell’Ecomuseo Basso Monferrato Astigiano, presieduto in quegli anni da Mario Sacco: essi hanno progettato il tutto avvalendosi dell’aiuto degli architetti Massimo Siracusa e Giancarlo Transatto, nonché del disegnatore Massimo Braco, che ha illustrato i momenti topici della vita della donna tramite una raccolta di ex voto peculiarissimi.
«A quel punto – spiega Barberis – abbiamo coinvolto la popolazione, che ci ha portato oggetti che raccontassero la vita contadina di quegli anni, il contesto storico e sociale in cui Margherita aveva vissuto, ma anche foto di famiglia e molto altro».
Inaugurato il 1 aprile, giorno del compleanno di Margherita, il museo, che presto, dopo la ristrutturazione, riaprirà al pubblico, sorge nei locali dove il piccolo Giovanni Bosco frequentò i primi anni di scuola.
«Vennero pellegrini da tutto il mondo per visitarlo – aggiunge Barberis – tanto che solo il primo anno raggiungemmo le 28 mila presenze. Fu un modo anche di far conoscere il paese; per esempio arrivammo a Carlin Petrini che ci assegnò il presidio Slow Food per il nostro peperone».
Ad accogliere i visitatori, oltre a Barberis, anche Diego Occhiena, presidente dell’Associazione Amici del Museo di Mamma Margherita, che ricorda:
«Tra i vari gruppi che mi porto nel cuore, ci sono dei polacchi che la notte del 15 agosto 2015 sono partiti a piedi dal Colle e, incuranti del nubifragio in atto, sono arrivati a Capriglio entro la mezzanotte per poter cantare ‘tanti auguri’ a don Bosco nel giorno del suo duecentesimo compleanno».
E questo non è un caso isolato: molte le coppie che confermano la promessa di matrimonio nella Chiesa dove si sposò la Occhiena, molti i ragazzi che creano spettacoli teatrali sulla vita di mamma Margherita…
«Al momento Margherita è riconosciuta dalla Santa Sede come Venerabile – aggiunge Occhiena – ma siamo in contatto con il postulatore per la beatificazione e, successivamente, la santificazione, per le quali è però necessario che vengano riconosciuti dei miracoli a lei attribuiti».
Una possibile miracolata è la caprigliese Irma Margherita Occhiena vedova Massaia, che nel 2016 ha donato a Capriglio una statua bronzea raffigurante la sua compaesana illustre, realizzata da Riccardo Cordero.
«Questi due anni di pandemia ci hanno penalizzati – spiega la sindaca Tiziana Gaeta – ma non per questo ci siamo fermati. A giugno il museo riaprirà e sarà ancora più bello. Abbiamo rinnovato i locali, rendendone almeno una parte accessibile a tutti eliminando le barriere architettoniche presenti al piano terra. Inoltre abbiamo voluto dare un’impostazione più moderna all’esposizione e stiamo già pensando di organizzare mostre temporanee per far sì che vi sia sempre qualcosa di nuovo da scoprire. Questo rinnovamento non deve intendersi come una critica a chi ci ha preceduto, a cui anzi siamo grati, bensì un lavoro atto a ampliare un patrimonio cui siamo legatissimi, sia spiritualmente sia storicamente che socialmente».